Descrizione
di Gianni Guardigli
con Daniela Giovanetti e Amedeo Monda
musiche Amedeo Monda
costumi Giulia Barcaroli
luci Matteo Ziglio
assistente alla regia Tommaso Emiliani
regia Alessandro Di Murro
produzione Gruppo della Creta / Teatro Basilica
Il Dio dell’acqua è il dio del tutto e noi, in confronto, valiamo meno di fazzolettino di carta che si disfa nell’acqua salata del mare. Un naufrago galleggia sul pelo dell’acqua e ripercorre la sua vita. Ma non è la sua vita e basta. È la vita di tutti che si mescola con qualcosa di molto più antico e sconosciuto. Mentre galleggia una brezza leggera lo sospinge e lui cambia forma, muta, diventa vapore e vola in cielo per poi sprofondare negli abissi. Il cielo e il mare si toccano ed entrano in contatto e quando il viaggio finisce vorremo ripartire.
L’attrice Daniela Giovanetti, accompagnata in scena dalle musiche di Amedeo Monda, ci fa assistere alla scoperta di una consapevolezza che guarisce: noi non siamo niente e non abbiamo bisogno di niente.
Note di drammaturgia
Quanto un essere umano ha toccato il fondo può cominciare a scavare per nascondersi sotto “quel fondo” perché non sopporta più il suo rimanere in vita, oppure può appiattirsi “sul fondo” per fare leva e usare le sue gambe come una fionda per riuscire a scagliarsi in alto, più in alto che si può, incontro alla luce. C’è un omino sopra una zattera alla deriva in mezzo al mare Adriatico, non lontano dalle coste romagnole che rivive le tappe precedenti del suo viaggio, prima di essere arrivato lì.
È un artista reduce da una guerra dall’altra parte del mare. Ha visto e fatto cose che farebbero rabbrividire, ma il viaggio verso una ipotetica casa gli ricostruisce l’anima fragile che nasconde sotto la pelle. Una moderna Odissea che fa il punto con la nostra collocazione di esseri umani coscienti di avere bisogno di scrivere punto e a capo nella pagina della Storia. Ma la mano deve essere leggera e guidata dalla nostra necessità di essere in sintonia con l’universo, di non opporci ai disegni più grandi di noi. Il personaggio non è solamente un Ulisse moderno, ma piuttosto la tragica metafora dell’umanità di oggi, con il bagaglio pesantissimo di dolori e l’incognita di un futuro che rende vacillante ogni sensibilità. Il nostro naufrago ha il dono della preveggenza e la sua anima è imbevuta della spiritualità e del candore dei semplici, dei bambini, degli artisti animati dalle ispirazioni che arrivano dal trascendente. Porta dentro di sé una Grazia innata che lo fa muovere con la leggerezza di chi non è ancorato del tutto al terreno ed è libero dal condizionamento della forza di gravità. Il suo canto dell’anima è una preghiera che lo aiuta a elevarsi per esplorare il cielo infinito e la profondità del mare. Quando a guidare il lungo viaggio sono la sensibilità artistica e l’empatia di un essere che cerca di comprendere altri esseri, forse il senso del viaggio è un po’ più chiaro e una parte dell’enigma è svelato: la pacificazione interiore è avvenuta. (Gianni Guardigli)
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